giovedì 28 maggio 2009

Utagawa Hiroshige: il maestro della natura


Per la prima volta in Italia una retrospettiva su uno dei più grandi artisti giapponesi di ogni tempo, in mostra al Museo del Corso, promossa dalla Fondazione Roma e prodotta in collaborazione con Arthemisia a cura di Gian Carlo Calza, con il coordinamento scientifico di The International Hokusai Research Centre.
L'esposizione ripercorre tutta l’opera di Hiroshige e tutti i temi a lui cari: la natura, gli animali, i paesaggi, i viaggi. Il suo punto di massima espressione artistica è raggiunto dalla rappresentazione della natura, tanto da essere chiamato “Il Maestro della natura”.
La mostra è divisa in cinque sezioni, costituenda la più ampia e completa retrospettiva dell'artista nipponico mai realizzata al mondo.
La prima sezione, Il mondo della natura, raggruppa stampe che sono dei capolavori di rappresentazione di elementi della natura; piante e fiori, uccelli, pesci e altri animali, elementi della vita cosmica con cui l’uomo deve mantenersi in armonia. La seconda, Cartoline dalle province, è dedicata a opere in cui sono rappresentate le più significative località del Sol Levante. La via per Kyoto, terza sezione della mostra è dedicata alle due grandi vie che collegavano la capitale imperiale di Kyoto a quella amministrativa di (Tokyo) Edo. In questa sezione è contenuta l’opera Cinquantatré stazioni di posta del Tokaido, universalmente considerato il capolavoro di Hiroshige. Nella quarta, Nel cuore di Tokyo, è rappresentato il vedutismo di Edo, la “capitale orientale”, l’attuale Tokyo dove risiedeva lo sh_gun, il capo militare e politico del Giappone. Un centinaio e più di luoghi che gli abitanti e i visitatori frequentavano costantemente. Una sezione a parte, Il vedutismo di Hiroshige nella prima fotografia giapponese, testimonia l’influsso che il maestro ebbe sul nuovo mezzo visivo, e sull’immaginario dei primi fotografi.
Per tutti i giovani visitatori è a disposizione gratuitamente un “Quaderno di viaggio”, da utilizzare durante la visita, i ragazzi potranno cimentarsi negli ideogrammi della scrittura giapponese e divertirsi a riprodurli.
fino al 7 giugno 2009
da martedì a domenica 10.00-20.00
lunedì chiuso, apertura straordinaria:
2 giugno

UPDATE: mostra prorogata fino al 13 settembre

I marmi vivi: Gian Lorenzo Bernini e la nascita del ritratto barocco.



Dopo la mostra Bernini and the Birth of Baroque Portrait Sculpture organizzata dal J. Paul Getty Musem di Los Angeles e dalla National Gallery di Ottawa, anche Firenze rende omaggio all’artista e alle sue eccezionali qualità di ritrattista: con il busto di Costanza Bonarelli, il Museo Nazionale del Bargello possiede infatti la testimonianza più celebre della svolta che il Bernini opera nel genere della ritrattistica scultorea.
La mostra è divisa in due sezioni (che corrispondono alle due sale del museo dedicate allo scultore): Bernini ritrattista, l'esordio e l'ascesa e la sezione dedicata ai "ritratti parlanti" realizzati dall'artista tra il 1630 e il 1640.
In un confronto diretto e affascinante con i busti scolpiti, sono esposte anche opere pittoriche realizzate dai massimi esponenti contemporanei all'artista toscano operanti a Roma, come Rubens, van Dyck, Velazquez, Pietro da Cortona affiancati da due dipinti realizzati dallo stesso Bernini (Ritratto di Urbano VIII e l'Autoritratto degli Uffizi) che ci fanno conoscere le qualità di Bernini ritrattista anche nella pittura.
L'esposizione segue, quindi, un percorso cronologico che inizia con il “Ritratto di Antonio Coppola”, che scolpisce nel 1612 appena quattordicenne, fino ai vertici raggiunti nei tre “ritratti parlanti” – “Scipione Borghese”, “Costanza Bonarelli”, “Thomas Baker” – eseguiti nel quarto decennio del secolo, con cui la mostra si conclude: la chiusura della rassegna è affidata al busto di Costanza Bonarelli del 1637, capolavoro del Bargello e ragione stessa della mostra. Nel ritratto della donna furiosamente amata, Bernini seppe “far carne il marmo”, riuscendo a superare persino la “verità” della pittura, come attesta il confronto con l’intenso e sensuale ritratto di Isabella Brant - prima moglie di Rubens - dipinto dal maestro fiammingo una decina d’anni prima.
La mostra si svolge nell'ambito della rassegna Un anno ad arte: Firenze 2009, sei mostre organizzata dal comune fiorentino con l'Alto patrocinato del Presidente della Repubblica con la sovraintendenza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Fino al 12 luglio 2009
da martedì a domenica: 8.15-17.00
1°, 3° e 5° lunedì del mese: 8.15-17.00
chiuso il 2° e 4° lunedì del mese
per info: 055.2654321

mercoledì 27 maggio 2009

Rapporto tra musica e arte: qual è la tua copertina d'artista preferita

Risultati sondaggio:
JB Mondino per Sleeping With Ghosts by Placebo 66%
Paul Whitehead per Nursery Crime by Genesis 22%
Julian Schnabel per By The Way By Red Hot Chili Peppers 11%
Andy Warhol per The Velvet Underground and Nico 0%
Vince a sorpresa il sondaggio della settimana l'eclettico fotografo francese Jean Baptiste Mondino con la sua cover dell'album del 2003 Sleeping With Ghosts del trio britannico Placebo.
Mondino inizia la sua carriera come art director di un'agenzia pubblicitaria parigina, per poi spostare il suo interesse verso la fotografia divenendo uno dei massimi esponenti della fotografia di moda degli anni '90.
All'inizio degli anni '80 Mondino intraprende anche la strada di regista di videoclip musicali, strada che s'incrocerà nel corso degli anni con artisti del calibro di Madonna (per cui realizza Hollywood, Don't Tell me e Human Nature), Prince, David Bowie e Sting fino a raggiungere un vero e proprio sodalizio artistico con Vanessa Paradis, nota compagna dell'attore statunitense Johnny Depp, collaborando con la modella/cantante/attrice sia nei suoi videoclip che nelle sue magazine covers.
Bellezza, moda, sesso sono le fonti di ispirazione delle sue fotografie, come la musica rock e pop contemporanea, il cinema, la giovane cultura di massa, territori attraversati dalla poesia del triviale e del quotidiano.
Con infinita ricchezza di invenzioni, immaginazione scintillante, spumeggiante humour noir, visioni di straniante erotismo e un ritmo mozzafiato, Mondino riesce brillantemente ad armonizzare tutte queste influenze ed idee in immagini, al piu' alto livello estetico e di sapienza tecnica; le sue fotografie sono il risultato di una composizione particolarmente studiata: prima di scattare, Mondino, traccia uno schizzo dell'immagine da realizzare. Le sue fotografie, quindi, hanno un impianto grafico molto statico, ma il colore e' fondamentale in questa grammatica visiva: un colore artificiale, brillante, laccato, spesso con effetto flou.
Mondino è sicuramente, insieme a Mario Testino, uno dei fotografi più controversi e chiacchierati degli ultimi anni nell'universo moda ma anche uno dei più amati come ci conferma il risultato di questo sondaggio.