venerdì 5 giugno 2009

Yumi Karasumaru:Tokyo Stories


La Fabio Paris Art Gallery di Brescia ospita la seconda mostra personale mai dedicata all'eclettico artista giapponese Yumi Karasumaru, capace di raccontare il Giappone contemporaneo pur rimanendo fortemente legato al passato storico della sua nazione, che possiamo percepire attraverso lo sguardo dell'artista nel suo modo di descrivere queste storie di Tokyo, mettendo in scena le teenagers nipponiche che fissano ammicanti lo spettatore con la testa reclinata, una mano portata al viso, anche solo un accenno d’ingenuità lasciato trasparire dal volto magnetizza l’attenzione e fa rapidamente tornare alla mente la gestualità antica delle geisha anche se fisicamente queste ragazze sono proiettate all'immagine occidentale che tanto amano e cercano di imitare.
Sarebbe però forse più consono il parallelismo con le maiko - che nella scala gerarchica stanno sul gradino dell’apprendistato - vista la loro fama nell’immaginario comune occidentale: caratterizzate da pettinature e trucchi elaborati, pose rarefatte, sguardi languidi. Come le Macaon Girls di Karasumaru. Solo che quest’ultime hanno ben poco a che fare con riti e tradizioni del vecchio Giappone. Le modelle che posano per questi ritratti vengono immortalate per le strade di Shibuya, il quartiere più modaiolo di Tokyo, calderone di tendenze e nuovi look, passerella usata dalle ultime generazioni per mettersi in mostra quotidianamente.
Sono ragazzine proiettate nel mito occidentale, acconciate come bambole; hanno capigliature multicolor che ricordano le cotonature degli anni ‘60, il trucco è pesantissimo e gli occhi, se non sono ancora stati ritoccati dal chirurgo, sono sapientemente arrotondati a colpi di eyeliner. Sono le attrici di quelle Tokyo Stories che l’artista ama ascoltare durante le sue incursioni nel quartiere e che riporta nelle sue performance.
Il talento di Karasumaru si ritrova proprio nella capacità di narrare storie, persone e luoghi, tutti attualissimi, con la stessa pazienza e dedizione tipica dell’eredità pittorica giapponese (e non a caso la tecnica dell’Ukiyo-e amata da Hokusai e Hiroshige puntava a rappresentare allo stesso modo storie e personaggi legati alla quotidianità dei piccoli centri urbani, attrici e lottatori di sumo inclusi).
Il divario fra tradizione e innovazione appare come un’apertura incentivata dalla volontà di dialogo dell’artista, che permette di osservare, attraverso i suoi occhi, un campionario di vita che per noi occidentali rasenta il limite dell’incomprensibile. Ma che ci attira sempre e vorticosamente, proprio a causa di questa distanza spaziale e culturale, attraverso un mezzo e uno stile pittorico ormai superato, ma mai antico.
fino al 3 luglio 2009
da lunedì a sabato 15.00-19.00
per info: +39 0303756139

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